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Lili

  • Immagine del redattore: Boèmia
    Boèmia
  • 1 ott 2018
  • Tempo di lettura: 7 min





La sede di rappresentanza della società era sicuramente di impatto. l’ufficio, enorme e con una vetrata che dava sul centro di Roma, metteva quasi soggezione. L’uomo, distinto ed elegante, sulla cinquantina, che mi stava facendo il colloquio procedeva senza esitazioni nel farmi domande. All’inizio erano tutte rivolte all’ambito professionale e alle mie qualifiche per svolgere il lavoro di sua segretaria personale. Pian piano gli argomenti della conversazione virarono più sul personale e di questo mi avvisò. “se le sto facendo queste domande un po’ personali è perchè lei è già entrata nella seconda parte del colloquio. Parte a cui non tutte accedono. E' libera, se vuole, di non rispondere alle mie domande, soprattutto quelle più personali, ma io ho bisogno di conoscere bene la persona che lavorerà al mio fianco.” compresi la necessità e, pur stupita, risposi anche quando mi chiese se ero sposata o fidanzata. “ho un fidanzato”. questa risposta sembrò destare in lui maggiore interesse. “stiamo per entrare nella terza parte del colloquio.” mi disse. “quasi nessuna arriva a questo punto. ora però, se vuole andare avanti, mi deve firmare questo foglio, in cui si impegna a non rivelare ciò che verrà detto da qui in avanti.” dubbiosa, firmai. “bene. prima di proseguire le faccio vedere quello che sarebbe il suo compenso, nel caso io ritenessi che lei sia la persona giusta e lei accettasse la mia proposta di lavoro.” mi allungò un foglio. in fondo c’era scritta una cifra. “questa è il totale annuale?” Chiesi io, calcolando che il lavoro richiesto era part-time. “quella è la cifra mensile.” rispose lui, senza battere ciglio. “lei immagino si stia chiedendo come può essere giustificato uno stipendio così elevato.” immaginava bene. “ora le farò la domanda decisiva. non la biasimerò se si alzerà e se ne andrà offesa.” rimase un attimo in silenzio a fissarmi. nella mia testa si accavallavano ipotesi. “lei sarebbe disponibile a firmare un accordo che prevede che, per quella cifra mensile, oltre alla normale attività di segretaria personale abbia anche, nei miei confronti, dei doveri di natura sessuale?” lo guardai a bocca aperta. forse più per la naturalezza con cui aveva espresso quella ipotesi che per la proposta stessa. ebbi l’istinto di alzarmi e andarmene. ma come si permetteva? l’istinto però venne controbilanciato da qualcosa che mi tratteneva ancorata alla poltroncina. lui, capendo forse la mia esitazione: “ci pensi bene. le garantisco che sarebbe tutto messo bene in chiaro fin da subito. un accordo tra persone adulte e libere come mi sembra che lei sia.” “perchè io?” dalla mia bocca uscì questa domanda. “perchè pagare me per una cosa del genere e non una… professionista?” mi guardò per un attimo senza rispondere. aveva l’aria un po’ beffarda. forse capiva, ed io con lui, che se facevo quelle domande era perchè già dentro di me stavo accettando l’offerta. “io non voglio una prostituta. io voglio fare sesso con la mia segretaria. io voglio una donna vera. una che tradisce il fidanzato durante l’orario di lavoro. io voglio una che comunque il lavoro per cui ufficialmente la pago lo sappia fare e lo faccia. ed io voglio una che accetti questa proposta non solo per i soldi. Io voglio che la molla che ti spingerà ad accettare sia anche la curiosità, l’attrazione verso di me, il desiderio di trasgredire insieme a me, di vedere dove ti posso portare e cosa ti posso portare a fare. non solo perchè ti pago per farlo. Ma perchè, in fondo, ti piace. Ti piace l’idea. Ti piacerà la pratica.” lo guardavo mentre parlava. era sicuramente un uomo affascinante. uno che non avrei mai detto che avrebbe bisogno di pagare per avere una donna. io stessa, con uno come lui, ci sarei potuta andare senza nessuna ricompensa in cambio. era più vecchio di me di una ventina, forse quindici anni. Era un bell’uomo, leggermente brizzolato. Un uomo sicuro di sè. Ricco, potente per il ruolo che ricopriva. Un uomo che effettivamente ti ispira sesso. Diresti che è uno che ci sa fare, che ha fantasia, che sa trattare con una donna e la sa portare alle vette del piacere. Facevo questi pensieri e capivo che stavo accettando. sentivo un brivido nelle parti basse. mi sentivo eccitata. pensai al mio ragazzo e mi sentii in colpa. pensai al sesso con lui, che spesso mi lasciava insoddisfatta, in parte per colpa mia che non riuscivo a lasciarmi andare del tutto con lui. Non riuscivo a far emergere un lato del mia sfera sessuale, il lato da… puttana. Ci tenne a mettere le cose nero su bianco. Firmai e lui controfirmò un accordo scritto che aveva già preparato. ognuno di noi si prendeva le sue responsabilità. La mia era una scelta libera e nello stesso tempo avevo dei doveri. ma non ero obbligata a fare nulla che non volessi, anche se miei eventuali rifiuti potevano portare alla risoluzione del contratto. ero però garantita in diversi modi. “perchè mi hai scelto? cosa avevo più delle altre?” gli chiesi mentre firmavo. Ero passata a dargli del tu. Così come aveva fatto lui. “mi sei piaciuta subito. In te colgo una sessualità in parte nascosta e in attesa di sgorgare. L’impressione mi è stata confermata dalle risposte che mi hai dato. Man mano che andavamo avanti non ti sei tirata indietro come hanno fatto altre che magari sembravano più spavalde e aggressive.” Gli passai i fogli. lui prese in mano una penna dorata e si apprestò a siglarli. Ebbi un brivido. Soldi e sesso, stavo per avere entrambi, in grande quantità. “Le ultime domande, prima di firmare.” mi disse. “sentiamo.” “glielo succhi al tuo ragazzo?” “a volte.” “ingoi?” “no. quasi mai.” “con me pensi che lo farai?” “sì.” risposi sinceramente senza esitazione. “te lo fai mettere nel culo?” “no.” “quindi di dietro sei vergine?” “ehm… sì.” “pensi che lo resterai a lungo?” “credo di no.” “quindi mi stai dicendo che con me farai cose che con il tuo ragazzo non fai?” “sì.” “e perchè?” “perchè l’idea mi fa impazzire. l’idea di tradirlo. Di tradirlo in questo modo. Di sentirmi puttana.” “Se ora ti chiedo, fuori dal contratto prima ancora che io lo firmi, quindi potrei anche non farlo, di venire sotto la scrivania e di farmi una pompa, tu cosa fai?” “mi stai chiedendo veramente di farlo o è solo una domanda ipotetica?” “te lo sto chiedendo.” mi alzai dalla poltroncina e mi abbassai sotto al tavolo di vetro che gli faceva da scrivania. estrassi il suo cazzo dai pantaloni. era rigido e più lungo di qualsiasi altro membro maschile avessi mai visto dal vero. lo contemplai per un attimo prima di accoglierlo fra le mie labbra. mentre glielo stavo succhiando sentii il rumore della penna che firmava i fogli. Aveva un sapore dolce, meglio di come mi ricordassi che fosse quello del mio ragazzo. “Devi essere proprio contenta.” “perchè dici così?” chiesi al mio ragazzo mentre eravamo, ansimanti, stesi nudi nel letto al termine di una breve ed intensa scopata. “Beh, la cenetta fuori, mi sembravi euforica, poi il modo in cui l’abbiamo fatto. eri diversa dal solito, mi sembravi più coinvolta.” “sai il lavoro per cui mi hanno presa oggi mi sembra proprio buono. la paga è buona e non è neanche a tempo pieno. poi il mio capo mi sembra una brava persona, credo che ci andrò d’accordo.” “ok, ma non troppo che poi sono geloso. ma come è? di lui non me ne hai parlato.” “ora non ho voglia di parlarne, e tu?” gli sussurrai all’orecchio mentre con la mano scendevo ad afferrargli il cazzo che, in un istante, ritornò rigido. Al mio fidanzato ho raccontato che siamo in trasferta a Milano. In realtà non ci muoveremo dalla suite di un hotel di lusso di Roma. E' il mio primo vero giorno di lavoro, la mia prima full immersion. Mi ha dettato l’ordine del giorno come se fosse una riunione per cui so cosa mi aspetta, escluse le varie ed eventuali. prima varie pratiche sessuali tra cui ne spicca una, che ho sottolineato: sodomia. Me la spiega come mi ha spiegato come gestire i suoi appuntamenti. Appare competente e ne seguo i consigli. Mi dice che sono brava ed imparo in fretta. La trattativa era in stallo. I due uomini d’affari russi parlavano francese ed io facevo da interprete per il mio capo che però non riusciva a convincerli a firmare. Eravamo nella hall di un hotel di lusso. Le parti erano vicine, ma nessuna delle due era disposta a fare un passo in direzione dell’altra. vidi il mio capo un po’ amareggiato. ad un certo punto rivolsi la parola ai russi, senza che il mio capo avesse detto nulla. infatti mi guardò stupito, anche perchè non capiva che cosa avevo detto. “magari potremmo rivedere insieme il contratto nella vostra camera. potreste rendervi conto che ciò che vi proponiamo fa per voi. potremmo trovare un accordo, in un ambiente più intimo.” I due mi scrutarono, dalla testa ai piedi, quasi come se si accorgessero solo in quel momento quanto fossi sexy ed elegante. Si guardarono fra loro e fecero un cenno di intesa. io mi girai verso il mio capo e gli feci l’occhiolino. lui era a bocca aperta. Afferrai il contratto sul tavolino, prima di essere presa a braccetto da entrambi. “aspettaci qui.” dissi al mio capo allontanandomi sculettando. Già in ascensore, dove non eravamo soli, uno dei due mi palpò il sedere. io, con gentilezza, gli spostai la mano. “di lavoro parliamo in camera.” Dissi. Tornai, trionfante, dal mio capo, con in mano il contratto firmato. Mi abbracciò e mi baciò in bocca. Con una mano mi palpò una tetta. “sei stata grande. Andiamo a festeggiare o i due ti hanno sfiancata?” “sfiancata? ma figuriamoci!” alzai le spalle. “Allora chiama il tuo ragazzo. digli che fai tardi, che la trattativa con i russi andrà avanti tutta la sera.” “Ok. vuoi sapere dove hanno firmato il contratto?” “dimmelo.” “Contro la mia schiena. Io ero piegata a novanta. avevo un cazzo piantato nel culo e l’altro lo stavo spompinando. Ho allungato la mano, ho preso i fogli e la penna e gli ho ordinato di firmare mentre col culo gli massaggiavo l’uccello durissimo muovendomi. Siamo venuti tutti e tre mentre firmava.” Prese il foglio e lo annusò, come per cercare la traccia di ciò che gli avevo detto.



Lili.

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