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  • Immagine del redattore: Boèmia
    Boèmia
  • 29 set 2018
  • Tempo di lettura: 6 min





Era una serata un po’ alcolica tra amici. Max era un po’ alticcio ma, da riservato qual era, restava un po’ in disparte e lasciava ad altri, più spavaldi e anche più sbronzi, la scena. Si rideva e si parlava. Spesso gli argomenti finivano su questioni sessuali. Max ascoltava incuriosito ma non si esponeva. Era un po’ invidioso di alcuni suoi amici che sembravano aver fatto molte più esperienze di lui, motivo per il quale preferiva anche un po’ non dire la sua. L’altro motivo per cui spesso evitava di esporsi su quei temi era che non avrebbe mai potuto confessare le molte fantasie che le popolavano la testa, alcune classiche ma altre che pensava che molti non avrebbero potuto capirle e quindi approvarle. Ad un certo punto gli amici avevano cominciato a scherzare con una delle ragazze del locale, una tipa giovane, piuttosto belloccia e con un fisico da schianto, che sapeva di piacere agli uomini e che flirtava spesso in modo scherzoso con i clienti. Ogni volta che portava da bere a qualcuno loro giocavano con lei chiedendole se avesse mai fatto certe cose. Se lei avesse detto di no quel giro di bevande non lo avrebbero pagato. Lei, divertita, era stata al gioco. Al primo giro aveva risposto sbuffando, quasi fosse la norma, alla domanda se lo avesse mai fatto con due uomini contemporaneamente. Quando portò altre birre le chiesero se lo avesse mai fatto con un cliente nel bagno del locale. Ci furono risate quando alla sua risposta affermativa uno di loro esclamò: “Peccato potevi rimediare stasera…” Portò poi un paio di mojito. “La domanda qual è?” chiese spavalda, ma poi fermò subito chi la stava per fare. “E no, deve farla qualcuno a cui ho portato da bere.” Davide, uno dei due che avevano ordinato il mojito si intimidiva a farla davanti a tutti. Si alzò e gli parlò all’orecchio. Lei sorrise e rispose: “Ok, i tre mojito li offre la casa…” e se ne andò divertita. Tra i ragazzi si scatenarono urla per sapere da Davide cosa gli avesse chiesto ma lui non volle rivelarlo. La serata andò avanti fino a quando, uno dei più scatenati, chiamò la ragazza. “Allora, mi puoi offrire un coca e rum a meno che tu non ti sia mai fatta sodomizzare da un uomo …” All’udire quelle parole Max ebbe un sussulto. Quella era una delle sue principali fantasie nascoste, una di quelle che mai aveva rivelato a nessuno. Sodomizzare una donna. Immediatamente il suo viso si contrasse, sperando che nessuno avesse notato la sua reazione e il suo sguardo che si era puntato sulla ragazza. Ma si rese subito conto che nessuno dei sue amici era concentrato su di lui. Nonostante questo si sentì sprofondare nel desiderio quando lei, chissà perché, rivolse per un attimo lo sguardo tra tutti loro proprio su di lui, quasi leggendole i pensieri. “Te lo porto subito…” rispose lei. “Tu prepara i soldi.” aggiunse quasi subito ridendo. Davide e gli altri scoppiarono in una risata. Max rimase invece impassibile, continuando a fissarla e ricevendo indietro un altro sguardo. Dentro di lui intanto l’eccitazione ribolliva. Max ripensò a quella serata diverse volte nei giorni successivi. In realtà è più corretto dire che ripensò più che altro alla barista, immaginandosela nella situazione che aveva ammesso di aver vissuto. Quando le venivano questi pensieri doveva masturbarsi per placare la voglia. Le era venuta la pazza idea di contattarla per proporle di farlo assistere ad un momento intimo con un'altra donna. Non riusciva a togliersela dalla testa ma come avrebbe potuto, come avrebbe trovato il coraggio. Doveva farsela passare. Di lei conosceva solo il nome di battesimo. Ma dopo lunghe ricerche tra gli amici degli amici riuscì a trovarla su facebook. Si fece un profilo finto, mise la foto di una ragazzo più giovane e gli chiese l’amicizia. Passò dei minuti interminabili nell’attesa che lei accettasse e poi, quando lo fece, non trovò il coraggio di scrivergli. Andò al pub, da solo. La guardò mentre portava da bere ai tavoli. Aveva veramente un gran fisico. Le guardava con insistenza il culo, pensandolo nudo. Si stava eccitando. Poi lei andò da lui. Le chiese cosa volesse e poi le chiese se lo conosceva, con quel suo modo naturale di prendere confidenza con gli uomini. Max imbarazzato rispose di sì, anzi di no, anzi non sa bene cosa rispose. Ordinò qualcosa di forte, qualcosa che le diede il coraggio. “Sai, forse ti ricordi di me dall’altra sera… sai quel gruppo di amici… sai, che ti abbiamo fatto le domande per farci offrire da bere… sì, cioè, le domande… hai capito?” “Le domande sulle cose che ho fatto o non ho fatto? Ah sì, divertente, ma vi è andata male, avete pagato quasi tutto, eh?” “Eh, sì. Appunto.” “Quindi? Speri che invece stasera io ti offra da bere?” “Eh? No, no.” “Ahaha, ok.” Lei sorrise e fece per andarsene “Però… aspetta!” Max si sorprese della sua stessa voce, guidata dall’alcool e dall’eccitazione. “Quella cosa che hai detto… quell’ultima cosa… quella con cui Danis sperava di farsi offrire da bere… ma tu hai detto di sì… hai capito?” “Mmh, forse. Cosa?” “Cioè, tu hai detto di averla fatta… io… io cercavo una con cui farla… la rifaresti?” si sentiva impacciato, ma era riuscito a chiederglielo. “Rifare? Intendi… farmi inculare?” “Sì!” “Con te che non l'hai mai fatto, ho intuito bene?” Max rimase impietrito a quella domanda, temette che a lei non gli andasse bene, che avesse fatto male ad essere così diretto. Lei strappò un foglietto dal blocchetto delle ordinazioni. Ci scrisse sopra velocemente un numero. “Questo è il mio numero, chiamami o scrivimi quando vuoi. Sono a disposizione.” Max non stava nella pelle, ma appena lei si allontanò lui lasciò le monete sul tavolo e scappò fuori. Arrivato a casa si masturbò a lungo, poi gli scrisse su whatsapp: “Grazie!” Max si era vestito bene come non mai. Lei sembrò apprezzare molto quando lo accolse in casa. Era nervoso ma la tranquillità e la naturalezza che aveva lei lo misero a suo agio. Si spostarono in camera. “Vuoi che mi spogli?” chiese lei mentre lui si era seduto sul letto. Annuì. Era eccitato. Lei si tolse tutto fino a rimanere con il perizoma. Si voltò mentre si toglieva anche quello, facendolo scorrere sul culo proteso verso Max che, intanto, aveva perso le inibizioni e si stava toccando. “Sei bellissima…” disse ammirandone il corpo sinuoso. “E… oddio… che bello…” aggiunse quando lei, girandosi, le mostrò il seno generoso e i capezzoli già semi turgidi. Lui si alzò, andò verso di lei e ne accarezzò il corpo. Prima sul davanti, braccia, seno, , cosce, fica. Poi gli andò dietro e gli toccò la schiena scendendo fino ai glutei sodi e prominenti. Lei ebbe un brivido, ma mai intenso quanto quello di Max, quando lei gli passò la mano in mezzo alle chiappe, soffermandosi con le dita sul buchino e scendendo fino ad afferrargli le palle da dietro. Lo sospinse sul letto dove lui si posizionò appoggiato sulle ginocchia, completamente aperto per lei, pronto a leccarla e berne fino alle viscere. Era rapito da quella donna, così femminile, audace, sicura e ribelle che si offriva a lui senza nessun pudore, senza nessun freno. Non resistette alla tentazione di morderle i capezzoli fino a farla gemere di dolore, così invitanti. La sentì ansimare sotto i suoi colpi. Il cazzo, seppur di notevoli dimensioni, era entrato come risucchiato attraverso lo sfintere. Osservò i muscoli che si contraevano, la schiena flessuosa, le braccia con cui si sollevava ogni tanto. Lei si ritrasse e gli prese il cazzo con le mani, che trovò durissimo ed iniziò a segarlo. Lo portò quasi fino all’orgasmo, poi se lo infilò ancora nel buchino che si aprì accogliente sotto i colpi decisi di Max. Lei venne diverse volte, per la situazione e per la pressione che sentiva contro il clitoride. Era ancora nuda quando l’accompagnò alla porta. Adesso che era tutto finito Max si sentiva imbarazzato, ma ci pensò lei, nuovamente, a tranquillizzarlo con il suo atteggiamento naturale nonostante quello che avevano fatto non fosse considerato normale per due sconosciuti. Lui a lungo aveva avuto timore della sua fantasia, considerandola perversa, e aveva proprio bisogno invece di qualcuno che le facesse capire come nel sesso, tra adulti consenzienti, le definizioni di normalità fossero molto soggettive. “Allora?” chiese lui sulla porta. “Quando vuoi. Io sono a disposizione. A tua completa disposizione, eccetto i baci, l'hai capito nel durante”

Bacio solo quando amo e accade raramente.


Max intuì con rammarico che non l'avrebbe mai posseduta fino in fondo.





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